Presìdi | Förderkreise
Area di produzione:
Produktionsgebiet:
Comuni di Funes, Villandro, Renon, Barbiano, Chiusa, Velturno, Luson, Laion e Valbadia (provincia di Bolzano)
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Gemeinden Villnöß, Villanders, Ritten, Barbian, Klausen, Feldthurns, Lüsen, Lajen und Gadertal (Provinz Bozen)
Produttori
Produzenten
Associazione degli Allevatori di piccoli animali del Sudtirolo c/o Federazione Zootecnica Alto Adige
Verband der Südtiroler Kleintierzüchter
Bolzano, Via Galvani, 40
T. +39 0472 855016,
+39 347 5555853 guenther.pernthaler@villnoesser-brillenschaf.eu
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Commercializzazione
della carne di agnello
Vermarktung des Lammfleisches
Furchetta di Oskar Messner & C. Funes (BZ) Santa Maddalena, 89
T. +39 0472 840186
+39 347 3668339
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Referente dei produttori del Presidio
Referent der Produzenten
Stefan Unterkircher
T. +39 347 3668339 stefan@furchetta.it
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Pecora con gli occhiali
Villnösser Brillenschaf
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La Villnösser Brillenschaf (che letteralmente significa “pecora con gli occhiali della Val di Funes” ), è la razza ovina più antica del Sudtirolo: si è sviluppata nel Settecento, un ceppo locale altoatesino della pecora “Kärntner Brillenschaf” austriaca che deriva da un incrocio tra la “Alte heimische Landschläge”, la Bergamasca e la Paduaner Seidenschaf. La si riconosce perchè ha il vello bianco e anelli neri attorno agli occhi, gli “occhiali” appunto, e la colorazione nera di almeno un terzo, o metà, dell’orecchio. In passato era allevata per il consumo di carne e per la lana. Come altre razze locali rustiche è sfuggita negli anni trenta del secolo scorso alle politiche fasciste di “miglioramento” delle razze di interesse alimentare che imponevano di sostituire le razze autoctone con altre internazionali più produttive. Tentativo fallito in parte, grazie alla passione degli allevatori locali che l’hanno testardamente custodita. Purtroppo oggi risente dell’abbandono della montagna e dell’agricoltura alpina: ne sono rimasti circa 2.400 capi adulti in tutto l’Alto Adige, di questi circa 1.800 sono femmine che partoriscono ogni anno circa 2.500 agnelli. Fino agli anni sessanta tutti allevavano la razza Villnösser, oggi solo tre degli allevatori iscritti all’associazione di razza lavorano esclusivamente la terra, tutti gli altri allevano e coltivano piccoli appezzamenti come occupazione secondaria. A Funes, la zona di origine, quindici anni fa erano rimaste solo 150 pecore, oggi sono aumentate a 600 capi grazie al lavoro tenace di Günther Pernthaler, il tecnico di razza, e prima di lui, di Johann Messner, ex sindaco di Funes e grande appassionato di questa razza, che hanno lavorato al recupero genetico. Hanno ottenuto la pubblicazione del registro anagrafico, conservato presso la Federazione Zootecnica Alto Adige a Bolzano e l’iscrizione della razza tra quelle a rischio di estinzione, che dà diritto a contributi annuali per gli allevatori al fine di conservarla e riprodurla. La carne della pecora Villnösser è di grande qualità, grazie all’alimentazione naturale, fondata sull’erba dei pascoli e sui fieni locali, con solo una piccola percentuale di cereali (mais, avena, crusca). Dalla metà di maggio fino alla metà di settembre le pecore della valle sono tutte quante riunite insieme nell’alpeggio Ochsengarten, a 1.950 metri di altitudine, dove un pastore si occupa del gregge. Poi scendono a valle e brucano l’erba dei prati fino a quando non arriva il freddo e sono quindi ricoverate nella stalle durante l’inverno.
Come altre razze che contano meno di 3.000 capi sopravvissuti, è riconosciuta dalla UE come razza in via di estinzione. Oggi gli allevamenti custodi sono circa un’ottantina, ciascuno con poche decine di capi allevati con grande passione, in particolare nella Val di Funes. Un gruppo di tre amici, due ristoratori e un commerciante, riuniti nella società Furchetta, raccoglie settimanalmente gli agnelli dagli allevatori, si occupa della macellazione e della distribuzione, soprattutto ai ristoranti e, insieme ad un norcino di Varna, Amort Werner, sta sperimentando anche una produzione di salumi. Il Presidio si propone di riportare questa razza a una maggiore consistenza, grazie alla valorizzazione delle sue carni sul mercato, e di trasformare la pecora Villnösser in una risorsa per un territorio alpino di grande bellezza
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Das Villnösser Brillenschaf ist die älteste Schafrasse Südtirols. Sie hat sich im 16. Jahrhundert aus dem Kärntner Brillenschaf entwickelt, einer Kreuzung aus dem Deutschen Landschaf, dem Bergamasker Schaf und dem Paduaner Seidenschaf. Charakteristisch ist die weiße Behaarung mit schwarzen Ringen um die Augen sowie um einen Teil der Ohren, daher die Bezeichnung „Brillenschaf“. So wie andere einheimische Rassen sind diese Tiere von den „Verbesserungsmaßnahmen“ in den 30-er Jahren des letzten Jahrhunderts verschont geblieben, als während des Faschismus die Bauern gezwungen wurden, autochthone Tierrassen durch produktivere, internationale Stämme zu ersetzen. Zum Glück ist dieses Vorhaben gescheitert, auch dank des großen Einsatzes der Villnösser Züchter, die somit das Aussterben dieser Rasse verhindern konnten. Leider sieht die Situation heute nicht besonders rosig aus: In ganz Südtirol gibt es nur mehr 2.400 Brillenschafe, davon 1.800 Muttertiere, die jährlich etwa 2.500 Lämmer zur Welt bringen. Bis in die 60er Jahre hielten alle Züchter Villnösser Brillenschafe, heute tun es hauptberuflich nur mehr drei von den Züchtern, die im Verband eingeschrieben sind. Der Rest besitzt nur kleine Herden, die als Nebenbeschäftigung gehalten werden. Im Villnößtal, dem Ursprungsland dieser Tiere, war die Zahl auf 150 geschrumpft, heute sind es wieder 600 Stück. Zu verdanken ist dies dem Zuchtmeister Günther Pernthaler und dem ehemaligen Bürgermeister von Villnöß, Johann Messner, beide haben sich für diese Schafrasse stark engagiert. So konnte das Erbgut gesichert werden, und die Rasse wurde ins Zuchtregister des Verbands der Südtiroler Kleintierzüchter als vom Aussterben bedrohte Tierart eingetragen. Somit stehen auch die jährlichen Fördergelder für den Erhalt und die Zucht der Tiere zur Verfügung. Das Fleisch des Villnösser Brillenschafs ist von hoher Qualität. Das liegt unter anderem an der natürlichen Fütterung auf den grünen Weiden bzw. mit heimischem Heu, mit einem nur geringen Anteil an Getreide (Mais, Hafer, Kleie). Von Mai bis Mitte September sind alle Brillenschafe aus dem Tal auf dem Ochsengarten auf 1950 m, wo sich ein Hirte um die Tiere kümmert. Nach dem Almabtrieb grasen sie noch auf den Wiesen, bis sie später zur Überwinterung in den Stall kommen.
Wie andere Tierrassen, von denen es weniger als 3.000 Stück gibt, ist das Villnösser Brillenschaf von der EU als vom Aussterben bedrohte Rasse anerkannt. Heute gibt es noch ca. 80 leidenschaftliche Züchter, von denen jeder nur wenige Dutzend Schafe insbesondere im Villnößtal hält. Drei Freunde - zwei Gastwirte und ein Kaufmann - sammeln über den von ihnen gegründeten Betrieb Furchetta jede Woche die Lämmer der Züchter ein, kümmern sich um die Schlachtung und den Vertrieb, v. a. an die Gastronomie. Gemeinsam mit dem Vahrner Metzger Werner Amort wurde auch mit der Herstellung von Wurstwaren begonnen. Der Förderkreis möchte den Tierbestand erhöhen und die Produkte des Villnösser Brillenschafes wieder verstärkt auf den Markt bringen und damit die Berglandwirtschaft langfristig unterstützen.